Storia della ferrovia Roma-Fiuggi-Frosinone e diramazioni

 

La ferrovia

Le origini della Roma-Fiuggi-Frosinone risalgono al 1907. In tale data, l'ing. Antonio Clementi presentò, per conto di una società belga, un progetto di ferrovia economica Roma-Anticoli (oggi Fiuggi)-Frosinone-Isola Liri. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici diede parere favorevole al progetto, imponendo però la costituzione di una società italiana, cosa che avvenne il 20 novembre 1910 con la nascita della Società per le Ferrovie Vicinali (SFV).

La costruzione della ferrovia, per la quale si era nel frattempo rinunciato alla tratta Frosinone-Isola Liri, iniziò nel 1913. Si scelse lo scartamento ridotto ferroviario di 950 mm e fu prevista fin dall'inizio la trazione elettrica a corrente continua ad alta tensione.

Un primo tronco di 47,5 km da Roma  a Genazzano fu aperto all'esercizio il 12 giugno 1916, insieme alla diramazione San Cesareo-Frascati di 15 km circa. Il capolinea in Roma fu fissato a fianco della stazione Termini, lato via Cavour, con un piccolo fabbricato indipendente. Il servizio, con due classi (prima e terza), fu all'inizio svolto con quattro coppie giornaliere di treni da Roma a Genazzano.

Nel corso del 1917, nonostante la guerra in atto, la linea fu prolungata con le tratte Genazzano-Fiuggi (30,8 km) e Fiuggi-Alatri-Frosinone (33 km, 6 maggio), oltre alle diramazioni Vico nel Lazio-Guarcino (3,4 km), Fiuggi città-Fiuggi fonte (4,9 km) e Frosinone SFV-Frosinone FF.SS. (2,8 km).

Partendo dall'edificio della stazione, la linea percorreva a binario singolo la via Re Boris di Bulgaria (oggi via Giovanni Giolitti) e giungeva a Porta Maggiore dove tagliava le linee tramviarie una prima volta, passando poi sotto un arco delle mura aureliane; intersecate una seconda volta le linee tramviarie della via Prenestina, la linea impegnava un breve tratto di sede propria a lato della sede ferroviaria F.S. e giungeva  in piazza del Pigneto, spostandosi poi sulla Casilina. Subito dopo il passaggio sotto le mura aureliane alla linea si innestava un tronco che, percorrendo il viale dello scalo di S. Lorenzo affiancato ai binari tramviari, proveniva dallo scalo merci della linea, situato all'incirca all'innesto del viale con la via dei Reti.

La linea traversava poi il quartiere di Torpignattara e giungeva alla stazione di Centocelle.

Tornando sulla Casilina, il binario transitava in località Torrenova e, seguitando per le lcalità Grotte Celoni, Finocchio e Borghesiana, raggiungeva dapprima la stazione di Pantano Borghese e poi, sempre su sede riservata a lato della Casilina, la stazione di San Cesareo, dove si staccava una diramazione per Frascati via Montecompatri e Monteporzio Catone. La linea proseguiva poi per Zagarolo, sede di una stazione per traffico di scambio con le F.S. dotata di un ampio piazzale raggiungibile con un breve raccordo e, attraversate Palestrina e Cave, raggiungeva Genazzano, attraverso il tratto altimetricamente più difficile dell’intera ferrovia.

Dopo Genazzano l’andamento della ferrovia diveniva più uniforme. La linea saliva con lunghe livellette anche al 60 per mille fino ad Serrone e ad Acuto, a 706 m sul mare, per terminare alla stazione di Fiuggi Centro, a 612 m di altezza, dopo un percorso di 78,1 km. Qui avevano inizio i due tronchi per servizio urbano verso Fiuggi Fonte da un lato e verso Fiuggi Città dall'altro.

Da Fiuggi ad Alatri si incontrava la stazione di Vico nel Lazio, dove si diramava un breve tronco per Guarcino. La linea, ora tutta in sede propria, proseguiva poi per Alatri e Frosinone.

A Frosinone la linea, giunta in località Osteria de Mattheis, lasciava la strada principale salendo verso l'abitato che era raggiunto attraverso una breve galleria (galleria Cavalli), incontrando le fermate di Distretto Militare (sull'attuale via delle Fosse Ardeatine) e di Frosinone S. Antonio, dopo altra breve galleria; la linea poi ridiscendeva terminando a Frosinone Scalo, di fronte alla stazione F.S..

Il traffico sulla linea si rivelò subito notevole da Roma a Fiuggi, per il quale percorso la durata del viaggio era di circa tre ore. Scarso invece il traffico diretto da Roma a Frosinone, viaggio per il quale occorrevano circa quattro ore, mentre Frosinone era già collegata a Roma dalla ferrovia Roma-Napoli via Cassino. La linea risultò comunque utile per il servizio locale Fiuggi-Frosinone.

Nel 1926 si modificò la penetrazione in Frosinone a causa di alcuni dissesti verificatisi nella galleria Cavalli, deviando la linea prima della galleria in località Madonna della Neve e portandola direttamente a Frosinone Scalo; abbandonato il tratto tra Madonna della Neve e Cavalli, la linea da Distretto Militare a Frosinone Scalo si utilizzò per un servizio tramviario urbano, che fu prolungato fino a raggiungere il centro storico (attuale piazza Vittorio Veneto).

Nel 1927 si raddoppiò il binario della tratta urbana da Roma a Centocelle stazione e si aprì all'esercizio la diramazione Centocelle stazione-piazza dei Mirti, per un servizio urbano di tipo tramviario. Il secondo binario, aggiunto nel 1927 alla tratta urbana, fu posato su via Galeazzo Alessi fino a rientrare sulla Casilina per via Francesco Baracca; successivamente entrambi i binari si ricongiungevano sulla Casilina, ma all'innesto di via Francesco Baracca restò un anello di inversione, poi soppresso negli anni '60.

I problemi di esercizio per la Roma-Fiuggi iniziarono alla fine degli anni '20. La gestione privata non fu più in grado di garantire il servizio e si passò ad una gestione commissariale governativa, che si vide costretta ad imporre severe economie di esercizio: la tratta Fiuggi-Alatri-Frosinone chiuse così il 1° luglio 1935, mentre seguirono la chiusura della tratta Vico nel Lazio-Guarcino (15 maggio 1936) e del servizio urbano di Frosinone (1° marzo 1937).

Si giunse così al 1940, che vede l'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno). Nei difficili anni che seguirono la Roma-Fiuggi vide peggiorare il proprio servizio a causa delle ristrettezze imposte dalla guerra. Tuttavia, per far fronte alla carenza di altri mezzi di trasporto, la gestione commissariale della SFV dovette riaprire al traffico la tratta Fiuggi-Alatri.

Furono, inoltre, realizzati un raccordo con l'aeroporto militare di Centocelle, a Roma, ed il raddoppio della tratta fino a Grotte Celoni, dove sorse uno stabilimento della Breda per la produzione di materiale bellico, per far fronte al notevole traffico operaio conseguente. La stazione di Grotte Celoni fu ampliata attraverso la realizzazione di un piazzale con tre binari terminali ognuno con due raddoppi per l'inversione delle motrici.

Seguirono vari mutamenti nella gestione della linea: la SFV passò l'intera rete direttamente al Governatorato di Roma, che ne affidò a sua volta la gestione alla STFER (1941), società che già gestiva le tramvie dei Castelli e che con l'occasione mutò la propria ragione sociale in STEFER. A causa dei lavori di costruzione della nuova stazione Termini, la stazione della Roma-Fiuggi fu demolita e il capolinea della ferrovia arretrato all'incrocio della via Re Boris di Bulgaria (oggi via Giolitti) con via Gioberti.

Alla cessazione delle ostilità la Roma-Fiuggi-Alatri si trovò in condizioni precarie per le gravi distruzioni agli impianti fissi subite e per lo stato precario di conservazione del materiale rotabile.

La diramazione S. Cesareo-Frascati, il materiale di armamento della quale fu stato quasi del tutto asportato negli ultimi anni di guerra, fu definitivamente chiusa all'esercizio.

Il resto della linea fu riattivato e si procedette ad una risistemazione del materiale rotabile, per quanto possibile attraverso l’acquisizione di nuovi rotabili, ma soprattutto attraverso l’adeguamento di quello esistente.

Nel 1949 il capolinea della ferrovia subì un ulteriore arretramento: dall'incrocio di via Gioberti con via Giolitti fu spostato di circa 500 metri portandolo nella parte bassa della stessa via Giolitti, all'incirca in corrispondenza di via Nino Bixio, presso la stazione F.S. delle linee laziali. Come fu ben presto evidente, questo allontanamento della ferrovia da piazza dei Cinquecento costituì una delle maggiori cause di perdita di traffico della linea.

Dal 1950 iniziò dunque un inarrestabile declino del traffico. Si rese quindi improrogabile una decisione di ammodernamento e di aggiornamento di impianti fissi e materiale rotabile. Fu predisposto un piano di interventi ma, sfortunatamente, si fece in realtà ben poco: la linea, salvo l'abbassamento della catenaria e il rinnovo della sospensione, restò sempre quella di origine ed i tempi di percorrenza non mutarono. La forte concorrenza del trasporto individuale automobilistico erose ulteriormente il traffico della ferrovia. Nel 1960 chiuse il servizio urbano tra Fiuggi Fonte e Fiuggi Città.

Nel 1972 la STEFER avviò un piano di ammodernamento della linea nel tratto interessato dal servizio urbano, con la sistemazione del binario sulla Casilina da via Galeazzo Alessi alla stazione di Centocelle. In quest'ultima località si spostarono i binari di corsa al centro della strada e si costruì una fermata raggiungibile tramite un sottopassaggio; la stazione e gli impianti dell’officina di Centocelle rimasero raggiungibili da un raccordo che si diramava prima della fermata, raccordo tuttora esistente ed utilizzato, mentre dopo la stessa si staccava la diramazione per piazza dei Mirti; il bivio fu dotato di un impianto di segnalazione e  telecomando degli scambi utilizzando materiale proveniente dalla ferrovia Roma-Lido.

Continui incidenti con autovetture private si avevano, quasi giornalmente, nel tratto in Roma sulla Via Casilina, dove la linea ferroviaria era interessata da innumerevoli attraversamenti;. Ogni incidente era occasione per l’innesco di polemiche rivolte contro la ferrovia e le soggezioni che essa imponeva al traffico automobilistico. La STEFER fu dunque costretta ad intervenire provvedendo all'installazione di segnali ai principali attraversamenti ed ottenendo, tuttavia, un forte rallentamento della marcia dei convogli.

Una serie di frane interruppe il tratto tra Palestrina e Cave e per circa sei mesi, tra il 1978 e il 1979, la linea si trovò spezzata in due parti. Nel 1978, inoltre, si chiuse la tratta terminale Fiuggi-Alatri, già da tempo penalizzata per la pessima condizione del binario e degli impianti.

In considerazione di tali eventi, il Ministero dei Trasporti insisteva per la chiusura completa della Roma-Fiuggi, appoggiato in ciò dall'Ente Fiuggi che dichiarava il tram pericoloso all’interno della città, e dal sindaco di Cave che voleva proibire il transito della ferrovia nel centro abitato.

Per intervento dei poteri regionali, si giunse successivamente ad un accordo che avrebbe consentito di salvare la linea e dare avvio ad un concreto piano di ammodernamento, piano che tuttavia non fu mai attuato.

Intanto, il 1° maggio 1982, dopo 56 anni di esercizio, la diramazione Centocelle stazione-piazza dei Mirti fu chiusa al traffico. La ferrovia era dunque nominalmente utilizzata solo per il servizio Roma-San Cesareo, anche se da Pantano a San Cesareo il binario era praticamente impraticabile a causa di frane e dissesti. In effetti, il servizio era limitato alla tratta Roma-Grotte Celoni, con alcune corse prolungate fino a Pantano. Questa situazione sarebbe divenuta definitiva nel 1985.

A partire dal 1984, ATAC, ACOTRAL (subentrata alla STEFER nel 1976) ed FS studiarono la possibilità di riportare il capolinea alla stazione Termini, intersecando cosi le due linee di metropolitane A e B. Il progetto rimase però sulla carta: la ferrovia era dunque usata per il solo servizio urbano. Venne, anzi, ridimensionato anche il capolinea di Roma Laziali, con l'utilizzo per il servizio urbano dei due binari del servizio interurbano, l’aggiunta di un terzo e lo smantellamento degli altri.

Da questo momento in avanti la ferrovia iniziò a svolgere solo un servizio a carattere tramviario tra Roma Laziali e Pantano Borghese. A partire dal 1995, tuttavia, iniziò un periodo di relativo interesse verso le sorti della linea.

Nella primavera del 1995, infatti, si eseguirono importanti lavori di risanamento della linea nella tratta compresa tra via G. Alessi e la stazione di Centocelle, con la totale sostituzione del binario utilizzando rotaie UNI 36 su traverse di calcestruzzo armato Vigneux con tiranti di acciaio. La linea aerea fu ricostruita con pali e mensole tipo FS e filo contrappesato. Si operò anche lo spostamento delle fermate a valle degli incroci con banchine poste alla destra dei convogli ed una migliore e piu efficace protezione della sede ferroviaria;  alcuni semafori furono dotati di dispositivo di comando asservito al passaggio dei convogli.

Nel 1996 chiuse il tratto Grotte Celoni-Pantano per lavori di ammodernamento e raddoppio del binario, mentre nel luglio 1999 chiuse la tratta Torrenova-Grotte Celoni per i lavori di ammodernamento e trasformazione della ferrovia nella futura linea C della metropolitana. E’ stato, infatti, deciso il percorso della terza linea metropolitana di Roma, percorso che interesserà il tratto Pantano Borghese – Centocelle (Via del Grano) della nostra ferrovia, con trasformazione in scartamento normale. Tale progetto, fra alterne vicende, è tuttora in via di affinamento. Fra l’altro, si prevede una diramazione della futura linea C a partire dalla stazione di Torre Angela fino al comprensorio universitario di Tor Vergata, dove sorgerà uno dei depositi. La linea C proseguirà oltre Centocelle con percorso indipendente in sotterraneo, attraverso il centro storico, fino a Vigna Clara.

Recentemente, nell’ottobre del 2002, è stato riaperto all’esercizio il tratto Torrenova-Grotte Celoni, già predisposto per lo scartamento normale e con nuove stazioni le cui banchine si presentano a due livelli: quello alto per i futuri treni della metropolitana, e quello basso attualmente impiegato dai convogli a scartamento ridotto.

Il tratto Roma Laziali-Centocelle rimarrà in esercizio, anche se appare prevedibile ed auspicabile una modifica della penetrazione verso Termini oltre Porta Maggiore.

Gestita oggi dalla Met.Ro. SpA, la ferrovia vive un momento di relativa tranquillità, in attesa che i lavori della linea C ne decretino il definitivo amputamento oltre Centocelle.

 

 


Il materiale rotabile

Come prima dotazione di rotabili, la SFV acquistò quattro locomotori a quattro assi e quattro motori (1-4), dieci elettromotrici a carrelli e due motori (201-210), dieci analoghe a quattro motori (401-410) e dodici carrozze a due assi (011-016, 021-026), oltre ad un consistente parco di carri merci. Le carrozze a due assi saranno ben presto trasformate a carrelli.

Nel 1920 le dodici rimorchiate a due assi furono trasformate a carrelli, mentre nel 1921 entrano in servizio altre sei motrici a quattro motori (431-436) e dodici rimorchiate a carrelli (31-38, 41-44); altri tre locomotori (11-13) giunsero nel 1923.

Un ulteriore ampliamento del parco rotabili si ha poi nel 1926, con l’acquisizione di dieci motrici a carrelli (420-429) e ventiquattro rimorchiate pure a carrelli (050-073). Mentre i rotabili delle dotazioni precedenti erano utilizzati in banalità per i servizi interurbani e per quelli locali, quest'ultimo materiale fu espressamente previsto per i servizi urbani, per i quali la SFV acquista successivamente tre ulteriori rimorchiate (01-03).

Per il traffico da Termini a Grotte Celoni la SFV acquistò inoltre sei rimorchi di notevole capacità (081-086), ai quali seguiranno altri dieci rimorchi analoghi (101-110), ma più moderni nelle casse e dotati di porte a comando pneumatico.

Nel dopoguerra, la STEFER acquisì anche nuovi rotabili per il servizio interurbano, sotto forma di sei treni bloccati formati da motrice e rimorchio pilota (motrici 460-462, 470-472 e rimorchi 111-116). Fu deciso l'accoppiamento in multiplo, due a due, delle dieci vecchie motrici 200, la ridotta potenza delle quali non consentiva il traino di due rimorchiate; tra le due elettromotrici fu inserito un rimorchio gr. 080 attrezzato con i circuiti di comando e si ottennero cinque treni reversibili di elevata capacità che avrebbero continuato a svolgere servizio urbano fino al 1960.

Nel 1953 la STEFER mise in servizio tre elettromotrici articolate a tre casse (801-803) destinate alla composizione di treni interurbani ad alta capacità, mediante accoppiamento in multiplo di due unità. Successivamente, qualche anno più tardi, entrarono in servizio altre sette motrici articolate a tre casse (811-817), assai simili alle prime tre.

Nel corso degli anni ‘60 si procedette ad una completa ricostruzione del materiale rotabile destinato al servizio urbano. A partire dai rotabili degli anni '20 e '40, ai quali si erano aggiunti altri tre rimorchi urbani nel 1956 (121-123), si ricavarono 18 treni bidirezionali composti da una motrice intercalata tra due rimorchi pilota.

Un progressivo svecchiamento del materiale rotabile si ebbe però solo nel corso degli anni ’80, con l’accantonamento delle ormai anziane elettromotrici gr. 460 e 470 e dei rispettivi rimorchi, e l’entrata in servizio di elettromotrici articolate a tre casse su quattro carrelli (820-825), già previste per il servizio extraurbano e poi adattate a quello urbano per il quale furono comunque sovradimensionate come prestazioni.

Nel frattempo, furono accantonate le articolate gr. 800 e 810, ormai poco adatte al servizio urbano.

Infine, nel corso del 2001, entrarono in servizio altre sei elettromotrici articolate a due casse su tre carrelli (830-835), in vista del completo accantonamento del materiale più anziano.