Enrico Mittiga (*)

 

 

Intervento al convegno: “La ferrovia Civitavecchia – Capranica – Orte”;

Civitavecchia, 21 febbraio 2002

 

 

Turismo con il treno:

il ruolo delle Associazioni e le prospettive attraverso la Tuscia

 

 

1. Premessa

Il concetto di turismo con il treno è solo apparentemente nuovo. In realtà, il connubio tra ferrovia e turismo risale probabilmente già alle origini dei servizi ferroviari e certamente alla fine dell’Ottocento, quando per la prima volta il turismo diviene in Europa un fenomeno di “massa”.

Si può facilmente pensare, a tale proposito, che proprio la disponibilità di servizi ferroviari fra le grandi città europee permette la nascita e lo sviluppo del turismo inteso in senso moderno, ossia orientato al diporto ed allo svago piuttosto che alle idee settecentesche di  “necessità” intellettuale (il “Grand  Tour” di goethiana memoria).

Ferrovia e turismo andrebbero, pertanto, intesi in senso complementare, in sinergia positiva: la ferrovia muove i viaggiatori ed i viaggiatori utilizzano la ferrovia grazie alla sua progressiva diffusione sul territorio ed alla sempre maggiore comodità d’uso.

E’ pertinente ricordare, inoltre, che proprio fra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento nascono le prime “ferrovie turistiche”, ossia le ferrovie ad esclusivo servizio delle località turistiche di fama ed ai loro visitatori: basti citare le numerose ferrovie alpine (in Svizzera le ferrovie del Monte Pilatus, del Monte Rigi e del Monte Generoso, in Italia la ferrovia Stresa – Mottarone e la Sant’Ellero – Saltino Vallombrosa, tanto per citare alcuni degli esempi forse più noti e, per quanto riguarda la Svizzera, ancora esistenti).

Sempre nel medesimo scorcio temporale nascono e si affermano i servizi ferroviari calibrati sulle esigenze del turista piuttosto che su quelle del viaggiatore per necessità. Ecco allora comparire in Europa ed in America Settentrionale i servizi ferroviari a lunga percorrenza fra le grandi città, con treni che offrono comodità fino ad allora sconosciute, quali le carrozze letti, le carrozze ristorante, le carrozze “Pullman”.

Si profila all’orizzonte il periodo dei grandi treni internazionali che oggi si citano quasi come leggendari: il celeberrimo “Orient Express” per ricordare il più famoso fra tutti. L’offerta è naturalmente rivolta ad un turismo di elite che, tuttavia, costituisce in questi anni di gran lunga il più consistente bacino di utenza commerciale, a voler usare un termine del linguaggio contemporaneo.

Nel Novecento si afferma progressivamente la motorizzazione di massa, dapprima nell’America Settentrionale, poi anche in Europa. Tuttavia, la ferrovia gioca ancora la parte del leone in campo turistico: l’aviazione commerciale essendo pressoché assente, i grandi viaggi via terra avvengono per ferrovia. Ed a fianco dei grandi viaggi, anche i viaggi più brevi, quelli del fine settimana e della “gita fuori porta”. Per limitarci alle vicende italiane, come dimenticare l’istituzione dei “treni popolari” fra le due guerre?

Durante il secondo dopoguerra, infine, nell’Europa Occidentale si affermano i grandi treni internazionali che promettono, riuniti sotto il marchio Trans Europe Express – TEE, comodità e velocità per viaggi diurni fra le maggiori città, spesso impostati con un occhio alle esigenze del turismo piuttosto che a quelle dell’uomo d’affari.

 

2. Le ferrovie turistiche

Le interessenze reciproche tra ferrovia e turismo sono state dunque numerose e qualificanti. In tutti i casi citati, la ferrovia ha svolto egregiamente il proprio ruolo di vettore senza, tuttavia, compiere il gran salto di qualità rappresentato dal proporsi essa stessa come oggetto di turismo.

La ferrovia turistica, come appare intesa oggi, è nata davvero di recente ed ha avuto la propria culla nella Gran Bretagna degli anni Cinquanta. In quegli anni al di là della Manica si parlava di “Piano Beeching”, di ampie dismissioni di linee ferroviarie e, parallelamente, di progressiva scomparsa dei servizi di trazione delle locomotive a vapore a favore delle più recenti Diesel.

In definitiva, si parlava di possibile e verosimile perdita di una parte importante del retaggio culturale britannico, legato indissolubilmente alla rivoluzione industriale ed alla ferrovia. Non è un caso che si guardasse alle testimonianze del mondo produttivo di uno o due secoli prima come si era sempre guardato alle testimonianze dell’Inghilterra medioevale o magari celtica. Si parlava apertamente, e per la prima volta, di “archeologia industriale”.

In quel contesto, la ferrovia trovava un ruolo nuovissimo nel panorama della sua storia ormai più che centenaria: per la prima volta, il treno non trasportava i viaggiatori solo verso la loro meta, ma si metteva in mostra, svelava la propria storia, dichiarava la propria tecnica, indicava il proprio rapporto geografico ed economico con il territorio e gli uomini che lo abitano.

In quel momento, il concetto di ferrovia turistica veniva compiutamente alla luce.

Progressivamente ed a partire dalla Gran Bretagna, l’esperimento si estendeva e prendeva piede anche nell’Europa continentale e nell’America Settentrionale, sotto lo stimolo di circostanze del tutto confrontabili.

La Francia, la Germania, l’Austria, il Belgio e via via altri paesi affiancavano la Gran Bretagna nel permettere la proliferazione delle iniziative di preservazione ferroviaria, pur senza mai raggiungere la consistenza numerica britannica, che ancora oggi rappresenta un unicum mondiale (oltre 120 ferrovie turistiche, valore superato dai soli Stati Uniti d’America con più di 300 esempi a fronte, tuttavia, di un’estensione territoriale decisamente maggiore).

A mano a mano che si moltiplicavano in diversi paesi le iniziative citate, si differenziavano le soluzioni di gestione e di esercizio delle ferrovie turistiche. In particolare, a fianco delle linee completamente dedicate ai servizi rievocativi, si trovavano le ferrovie presso le quali convivevano l’esercizio regolare, magari limitato al solo trasporto merci, e quello turistico.

Le soluzioni via via adottate sono state le più varie, calibrate di volta in volta alle singole realtà. In tutti i casi, tuttavia, è sempre stata privilegiata la forma di gestione in grado di conciliare al meglio le necessarie esigenze di sicurezza della circolazione dei convogli ferroviari e quelle più prettamente turistiche e di richiamo.

Oggi si possono annoverare, a fianco degli oltre 120 esempi britannici, più di 100 ferrovie turistiche in Francia e quasi altrettante (85 nel 1997) nella Germania. Altre esperienze europee  sono quelle austriache, belghe, olandesi, svizzere e persino greche.

Con difficoltà il concetto di ferrovia turistica passava le Alpi: solo negli anni Novanta, l’Italia ha potuto allinearsi, nelle intenzioni se non nella consistenza numerica, a quanto praticato all’estero: ciò grazie all’impegno dei volontari della ferrovia del Basso Sebino, in Lombardia dove, a partire dal 1994, inizia a dare i suoi frutti il primo esempio italiano di ferrovia turistica (Palazzolo sull’Oglio – Paratico Sarnico), seguito dopo appena due anni dall’iniziativa toscana della ferrovia della Val d’Orcia.

 

3. Il ruolo delle Associazioni

Il ruolo delle Associazioni è da subito in primissimo piano nell’ambito delle ferrovie turistiche. E’ proprio grazie al dinamismo dei volontari, oltreché alla sensibilità delle Istituzioni, che in Gran Bretagna poté affermarsi questo nuovo ruolo del vettore ferroviario.

Conferme sono via via venute a seguito delle altre iniziative europee ed americane. Come ricordato, inoltre, anche le per ora limitate ma significative realizzazioni italiane hanno potuto nascere e svilupparsi essenzialmente grazie all’opera di associazioni di volontari ad hoc costituitesi.

Tale decisa dipendenza delle iniziative di preservazione ferroviaria dalla presenza di volontari non è esclusivamente da attribuire alla conseguente possibilità di contenere costi ed oneri economici (a titolo di esempio, impiego di personale volontario non retribuito per ricoprire alcuni ruoli-chiave dell’esercizio ferroviario).

Tale argomento, benché senz’altro di grande importanza, deve essere necessariamente collegato alla forte determinazione che le associazioni di appassionati del settore sono in grado di assicurare alla riuscita finale delle iniziative.

Senza entrare nel dettaglio delle singole realtà, è facilmente verificabile che solo la presenza di associazioni di appassionati è stata finora in grado di fornire la spinta iniziale e la forza propulsiva essenziali all’individuazione delle realtà oggi operanti ed al coinvolgimento delle Istituzioni e degli Enti locali i quali, naturalmente, devono irrinunciabilmente essere presenti in tutte le fasi di definizione e di sviluppo conseguenti.

Nel caso concreto della ferrovia Orte – Capranica Sutri – Civitavecchia, molto attive appaiono, in proposito, le iniziative mosse in primo luogo dal dinamismo del Comitato per la Difesa e lo Sviluppo della ferrovia Civitavecchia Orte di Ronciglione, comitato che da oltre dieci anni fa proprie le varie istanze a favore del ritorno dell’esercizio ferroviario sulla tratta in questione.

A seguito del convegno del 24 marzo 2001 a Ronciglione, nel corso del quale fu presentata ufficialmente la neonata Associazione “Ferrovie della Tuscia”, inoltre, l’interesse per un atto concreto a favore del ritorno del treno sulla ferrovia in questione è considerevolmente aumentato.

Va infatti ricordato che, a fronte di un impegno in tal senso finora forzatamente limitato pressoché al solo ambito più strettamente collegato alla ferrovia Orte – Capranica Sutri, recentemente sono in corso di sviluppo iniziative a più ampio raggio d’azione, ultime e più importanti fra le quali quelle maturate attorno al Comitato Promozioni Alto Lazio per il ripristino all’operatività dell’intera linea fino a Civitavecchia.

Fra le prime iniziative del Comitato Promozioni Alto Lazio, è stata avviata una estesa campagna di sensibilizzazione verso le problematiche collegate alla tratta Civitavecchia – Capranica Sutri (il cosiddetto “I tronco” della ferrovia Civitavecchia – Orte, di fatto non più percorribile), anche a seguito di autorevoli interessamenti che hanno coinvolto, a vario titolo, Istituzioni ed Enti locali.

 

4. Prospettive attraverso la Tuscia

La ripresa del servizio passeggeri sulla ferrovia Orte – Civitavecchia è un’esigenza che appare dunque condivisa, almeno in linea di principio, da un gran numero di soggetti istituzionali e privati.

Giova, a tale proposito, ricordare che i lavori per la realizzazione delle opere civili per il ripristino della sede ferroviaria fra Civitavecchia e Capranica Sutri e delle infrastrutture collegate erano già stati avviati attorno alla metà degli anni Ottanta e che una serie di vicissitudini successive ha infine imposto il fermo dei lavori stessi una decina di anni più tardi.

La valorizzazione turistica dei territori attraverso l’impiego di servizi ferroviari è pure un argomento cui si mostrano sensibili la maggior parte dei soggetti via via interessati. Questa possibilità appare, fra l’altro, di verosimilmente concreta realizzazione già a breve termine sul cosiddetto “II tronco”, ossia la tratta Orte – Ronciglione – Capranica Sutri tuttora percorribile.

Alcune delle problematiche in merito sono state discusse nel corso del ricordato convegno di Ronciglione del marzo 2001. Le varie memorie allora presentate hanno auspicato che l’avvio di un esercizio di tipo turistico possa avvenire con il sostanziale appoggio degli Enti locali già in buona parte favorevoli all’iniziativa.

L’impiego turistico della linea Orte – Capranica Sutri potrebbe inizialmente essere centrato proprio su Ronciglione, grazie alla contemporanea esistenza di una condizione logistica favorevole (vicinanza della stazione al centro abitato) e del relativo considerevole richiamo storico e paesaggistico. Appare ragionevole auspicare che, in prima fase, i servizi di tipo turistico possano essere progettati in modo da garantire un collegamento con Roma e con Viterbo, assicurando uno scambio con i treni della ferrovia Roma – Bracciano – Viterbo nella stazione di Capranica Sutri.

Per tale motivo, si ritiene di notevole interesse un esercizio  che possa interessare il tratto Capranica Sutri – Ronciglione – Caprarola, con eventuale prolungamento verso Fabrica di Roma e Corchiano (notevoli emergenze paesaggistiche ed ambientali, fra le quali l’oasi del WWF).

Una volta avviati i servizi di tipo turistico e riportata così l’attenzione sulla realtà del collegamento ferroviario, si è confidenti che sarà possibile polarizzare la già intuibile domanda di trasporto di viaggiatori e merci in grado di sostenere l’esercizio dell’intera ferrovia da Civitavecchia ad Orte, in modo da superare definitivamente le perplessità relative al ripristino dell’infrastruttura fino a Civitavecchia.

Vale la pena, infatti, di ricordare l’importanza che già oggi il porto di Civitavecchia ha come scalo per le navi da crociera: è pertanto facilmente individuabile uno dei possibili “serbatoi” di clientela per i treni turistici in considerazione, peraltro, del prevedibile ed auspicato ulteriore sviluppo del movimento crocieristico.

In questo nuovo e più ampio ambito, l’avvio dell’esercizio turistico sulla ferrovia Orte – Capranica Sutri può dunque essere visto in maniera propedeutica alla riapertura al traffico dell’intera linea fino a Civitavecchia, a servizio di una rinnovata richiesta di mobilità per viaggiatori e merci.

In tal modo, la ferrovia Orte – Civitavecchia costituirebbe una realtà peculiare rispetto alle altre ferrovie turistiche italiane, in quanto le esigenze dell’esercizio regolare per il trasporto di merci e, in prospettiva, di viaggiatori si affiancherebbero a quelle del trasporto di natura turistica.

Si profilerebbe, pertanto, la necessità di fare convivere due realtà ferroviarie certamente dissimili, ma che l’esperienza internazionale ha mostrato essere perfettamente compatibili se opportunamente regolate.

Si ritiene, infatti, che l’esercizio turistico non troverebbe soggezioni di fronte all’esistenza di servizi ferroviari passeggeri e merci regolari, e potrebbe pertanto costituire una presenza regolare sulla ferrovia, similmente a quanto praticato già oggi sulla ferrovia del Basso Sebino e sulla ferrovia della Val d’Orcia. I servizi turistici, infatti, saranno verosimilmente concentrati nei giorni festivi, giorni nei quali l’impiego dell’infrastruttura sarà prevedibilmente meno gravoso se non persino sporadico.

 

5. Il ruolo del GRAF – Gruppo Romano Amici della Ferrovia

Nel contesto ora delineato, il GRAF – Gruppo Romano Amici della Ferrovia, Associazione di appassionati di ferrovie operante su Roma fin dal 1958, di concerto con gli altri soggetti operanti sul territorio, fa propria la convinzione circa il carattere di elemento propulsivo di un esercizio turistico nei confronti del completo recupero funzionale della ferrovia e si propone come parte attiva per il raggiungimento degli obbiettivi delineati.

Il GRAF, infatti, è proprietario di tre automotrici ferroviarie storiche, a suo tempo acquisite allo scopo di preservarne le caratteristiche tecniche, in quanto rappresentative dello stato dell’arte della ferrovia italiana tra la fine degli anni Trenta ed i primi anni Sessanta.

Le automotrici di cui in parola sono, infatti, dirette discendenti dal progetto della “Littorina”, veicolo automotore leggero interamente di concezione italiana e che ha avuto un numero grandissimo di applicazioni successive, sia in Italia fino ai giorni nostri sia all’estero, spesso con diretto coinvolgimento della nostra Industria ferroviaria.

Nel caso specifico, la proposta del GRAF è quella della messa a disposizione di dette automotrici per l’effettuazione almeno di parte degli auspicati servizi turistici, in prima fase limitatamente al tratto Orte – Capranica Sutri ed in prospettiva fino a Civitavecchia, con prevedibile notevole e qualificante impatto.

In perfetta similitudine a quanto praticato su molte delle ferrovie turistiche nel mondo, infatti, al richiamo paesaggistico ed ambientale garantito dalla natura dei luoghi attraversati e dalle mete via via incontrate, si aggiungerebbe quello di carattere più specificatamente storico-ferroviario e tecnico, in grado di avvicinare alle iniziative ulteriori “segmenti” del potenziale bacino di utenza.

Non è fuori luogo osservare, infatti, che la presenza di materiale ferroviario “non ordinario”, a cominciare dalle locomotive a vapore, costituisce nelle realtà italiane già oggi operanti un valore aggiunto tutt’altro che trascurabile.

A fianco della presenza di materiale ferroviario storico, inoltre, la conservazione ed il restauro nei modi opportuni delle varie testimonianze della ferrovia del passato (impianti fissi, fabbricati viaggiatori delle stazioni, ponti metallici ed in muratura, segnalamento) e la loro gestione e valorizzazione garantirebbero ulteriore interesse e pregio all’intero “sistema” della ferrovia turistica.

In tutte queste fasi, l’opera delle Associazioni rimane preziosissima e probabilmente imprescindibile dal raggiungimento degli scopi prefissati di richiamo e valorizzazione dei territori.

Per tale motivo, il GRAF si pone come possibile interlocutore per l’intera organizzazione degli aspetti tecnici, naturalmente nell’ambito delle indicazioni che verranno fornite dal Gestore dell’Infrastruttura ferroviaria ed in sinergia con le altre realtà che sono già oggi disponibili all’avvio dell’iniziativa e con quelle che potranno via via essere individuate (in particolar modo l’Associazione “Ferrovie della Tuscia”).

Rimangono naturalmente aperti i vari problemi di organizzazione dell’esercizio turistico, nell’ambito del quadro normativo ferroviario nazionale, ed in particolar modo quelli relativi alla sicurezza ed all’eventuale impiego di personale non ferroviario per mansioni legate all’esercizio medesimo.

Tuttavia si ritiene che, sulla scorta delle varie esperienze anche italiane, dette problematiche potranno essere affrontate e risolte brillantemente sia attraverso una feconda dialettica con il Gestore dell’Infrastruttura ferroviaria, sia mediante un coordinamento a livello nazionale fra i diversi soggetti ed Associazioni che si trovano ad operare nel campo delle ferrovie turistiche.

Quest’ultima possibilità appare necessaria al fine di realizzare un “tavolo” unico attorno al quale presentare i diversi problemi e confezionare soluzioni di carattere generale, adattabili a tutte le realtà ferroviarie turistiche già esistenti ed in fieri.

Pur consapevole della complessità del cammino da seguire, il GRAF fa propria la convinzione circa la validità di quanto illustrato nel complesso degli interventi del presente convegno e si propone di partecipare, per quanto di propria competenza, alle varie fasi di predisposizione tecnica ed economica delle iniziative che saranno via via individuate.



(*) Presidente del GRAF – Gruppo Romano Amici della Ferrovia